Ciao Chiara, sono molto felice di ospitarti
nel mio piccolo angolino libroso (so che anche tu usi spesso questa parola e
per questo mi piaci ancora di più! ;D).
Il tuo ultimo libro mi ha attratto come una calamita fin da
subito e l’ho divorato in pochi giorni, ovviamente presa da una smania
irrefrenabile ho acquistato anche i tuoi precedenti romanzi di cui ho terminato
“Tutta
colpa del mare”.
In questo libro romantico emerge moltissimo l’ironia, sei così
anche nella vita?
Sì, mi piace ridere e scherzare e penso che
la vita sia più bella se presa con il sorriso sulle labbra e con un
atteggiamento non troppo serioso e pesante. Anche nell’affrontare le
difficoltà, occorre sempre un po’ di leggerezza, secondo me.
Mi ha molto colpita scoprire che avevi scritto un romanzo
prendendo spunto da “50 sfumature di Grigio”, la storia che ne esce è matura e
si allontana molto da quella della famosa trilogia, com’è nato questo progetto?
“L’importanza di chiamarsi Cristian Grei” non
è una parodia delle famose Sfumature, e nemmeno una rivisitazione in salsa
italiana del bollente rapporto tra Dominatore e Sottomessa che ha fatto e
ancora oggi sta facendo sospirare le donne su scala mondiale. È una storia
d’amore che,
strizzando l’occhio al Bestseller, vuol dimostrare quanto la
normalità sia spettacolare, quanto anche un carro funebre possa sembrare a una
donna un elicottero, se solo si trova con la persona giusta. Il mio Cristian
Grei (senza “h” e senza “y”) ha una “Stanza dei Giochi”, ma sono giochi veri!
Davanti alla Playstation, lui e la sua migliore amica giocano, si divertono e
imparano ad amarsi. Persone vere che si rispettano e amano per quello che sono.
Del resto, io sono convinta che le donne amano di più chi le fa ridere…
Ora passiamo a “La voce nascosta delle pietre”, un romanzo
meraviglioso che mi ha emozionato moltissimo e fatto riflettere, quando è
scaturita questa storia?
L’idea è nata per caso nel giugno del 2015,
quando persi un anellino con una pietra di zaffiro a cui ero molto affezionata
perché me lo aveva regalato mio marito. Qualche tempo dopo, mi venne in mente
di cercare su internet “anello di zaffiro” pensando di prenderne un altro. Il
primo risultato che trovai però fu la descrizione delle proprietà di questa
pietra, che è la pietra della saggezza ma anche simbolo di amore e fedeltà. Ne
restai talmente affascinata che sospesi le mie ricerche per mettermi a leggere
anche i significati delle altre pietre. Uno, in particolare, mi colpì, quello
della pietra di luna, la pietra femminile per eccellenza, legata alla
fertilità. Lessi che dovrebbe essere indossata dalle donne che desiderano avere
un figlio e durante la gravidanza, per protezione. In quello specifico momento
della mia vita il significato di quella pietra che trae il suo potere dalla
luna mi restò particolarmente impresso. Qualche giorno dopo partii con mio
marito per un viaggio in Malesia e lì, in un centro commerciale di Kuala
Lumpur, trovai un negozietto carino di pietre e cristalli: il profumo di
incenso e le luci soffuse gli regalavano un’atmosfera davvero suggestiva… quasi
magica. Così comprai un anellino con la pietra di luna e pensai: “Provare non
costa niente…”.
Quando, una volta tornata a casa, scoprii di
essere incinta, non riuscivo proprio a crederci. Da quel giorno non mi tolsi
mai quell’anello dal dito, tranne nelle notti di luna piena, quando lo mettevo
sul davanzale della finestra per farlo “caricare” alla luce della luna.
Parallelamente, iniziai a scrivere la storia di una ragazza che aveva un
negozio di pietre e che conosceva uno a uno i significati di gemme e cristalli
e gli straordinari effetti che possono avere sulle persone.
Ho impiegato nove mesi a scrivere questa
storia, gli stessi nove mesi che ha impiegato il mio piccolo Diego a crescere
dentro di me. Sono nati quasi insieme, per questo il libro per me è
particolarmente importante.
Credi nella magia delle pietre come il nonno di Luna?
Sono convinta che abbiano un’influenza su di
noi, sono vive e fatte di un’energia in grado di interagire con la nostra.
Magari non compiranno miracoli, ma di sicuro credo che abbiano una “voce
nascosta”, questo sì. E non potrei altrimenti, visto che oggi ho il mio piccolo
Diego a dimostrarlo.