Titolo: Kill Creek § Autore: Scott Thomas § Pagine: 512
Casa editrice: Rizzoli § Genere: Horror
In fondo a una strada
sterrata, mezzo dimenticata nel cuore del Kansas, sorge la casa delle sorelle
Finch. Per molti anni è rimasta vuota, abbandonata, soffocata dalle erbacce.
Adesso la porta sta per essere riaperta. Ma qualcosa, o qualcuno, aspetta nel profondo
delle sue ombre, e non vede l’ora di incontrare i suoi nuovi ospiti… Quando Sam
McGarver, autore di best seller horror, viene invitato a trascorrere la notte
di Halloween in una delle case infestate dai fantasmi più famosa del mondo,
accetta con riluttanza. Se non altro, non sarà solo: con lui ci saranno altri
tre acclamati maestri del macabro, scrittori che come lui hanno contribuito a
tracciare la mappa moderna di quel genere letterario. Ma quella che inizia come
una trovata pubblicitaria si trasformerà in una vera e propria lotta per la
sopravvivenza. L’entità che hanno risvegliato li segue, li tormenta, li
minaccia, fino a farli diventare parte della sanguinosa eredità di Kill Creek.
Finalmente, è arrivato
il momento di parlarvi di Kill Creek,
uno dei libri peggiori letti quest’anno!
Un inizio con il
botto! Direi!
Ma non posso farci
nulla, questa lettura è stata una vera delusione sotto molti punti di vista.
Su una collinetta, al
di là di un ponticello malandato, sorge l’inquieta Kill Creek, una dimora secolare
sommersa dalle erbacce e avvolta da un cupo silenzio.
Kill Creek è stata
scenario di molteplici tragedie, una su tutte quella dei suoi primi proprietari
nonché costruttori: un uomo bianco e una schiava di colore che cercarono in lei
un rifugio sicuro per il loro amore. Come ovvio che sia, la violenza e la
discriminazione ebbero il sopravvento e per i due amanti fu la fine, la terra
di Kill Creek si tinse del loro sangue e delle ombre, che quel fatto, fece
calare su di lei.
Le dicerie sulla casa aumentarono rimanendo così disabitata per molti anni, finché le sorelle Finch decisero di acquistarla e ristrutturarla per farne la loro dimora.
Le dicerie sulla casa aumentarono rimanendo così disabitata per molti anni, finché le sorelle Finch decisero di acquistarla e ristrutturarla per farne la loro dimora.
Anche la loro storia è
piena di oscurità e mistero e, dopo la morte delle due donne, la casa acquisì
sempre di più la nomea di casa maledetta!
sempre di più la nomea di casa maledetta!
Ai giorni nostri, Sam
è uno scrittore in crisi, ha pubblicato parecchi best seller horror ma ora non
riesce più a scrivere, trascorre il suo tempo facendo il professore
universitario e cercando di venire a patti con la sua vita che, a poco a poco,
sta crollando.
Un giorno, però,
riceve un invito molto particolare: trascorrere la notte di Halloween nella casa
più terrificante d’America, qui sarà intervistato da uno dei maggiori esponenti
web del genere horror (dal nome impronunciabile e descritto con un viso che
sembra gomma, quindi ribattezzato da me “faccia di gomma”).
Sam accetta, in fin
dei conti non ha nulla da perdere ma, arrivato sul posto scopre di non essere l’unico
invitato, “faccia di gomma” ha riunito quattro scrittori horror che condurrà
nella casa per un’intervista di gruppo.
Il libro inizia con un
prologo molto interessante e suggestivo sulla storia di Kill Creek e poi
passa a raccontarci la vita dei quattro futuri ospiti della casa: uno scrittore
in crisi ansioso e paranoico, una scrittrice di horror erotici e violenti che è
altrettanto aggressiva e volgare, un autore di libri per ragazzi fervente
credente convinto di mandare messaggi positivi ai giovani attraverso i suoi
romanzi e, lo scrittore horror più famoso d’America, una sorta di Stephen King
vecchiotto!
Di ognuno ci vengono
raccontati pensieri, paure e ricordi, pagine e pagine dedicate ai loro più
reconditi timori, l’autore cerca di rimanere sul vago ma alla fin fine è tutto
troppo evidente e ovvio.
Per me è stato fin troppo facile capire chi era il personaggio più
debole e quello più forte, come era ovvio che poi la casa avrebbe usato queste
paure contro di loro in un gioco psicologico crudele e logorante.
Ci sono delle cose che
sono ovvie, tipo scene nelle quali i personaggi chiedono cosa c’è dietro quella
porta e la risposta è: il seminterrato, non c’è nulla di importante la sotto,
solo il generatore della corrente.
Vuoi scherzare?!
Niente d’importante!
A voi non balena
subito l’idea che qualcosa nel generatore andrà storto e qualcuno dovrà
scendere nell’oscurità della cantina?
Stessa cosa per l’ascensore
arrugginito o per il pozzo.
Tutte scene preannunciate, citofonate, ovvie!
Le scene di paura, o che dovrebbero essere di paura, sono così
scontate che, nonostante lo scrittore le renda abbastanza vivide, non
spaventano!
Sai già cosa sta succedendo, cosa userà la casa per terrorizzare il
malcapitato.
Manca la sorpresa, l’ansia, la tensione provocata dal non sapere cosa
aspettarti, manca quella sensazione di inquietudine come se qualcuno ti stesse
osservando, il brivido giù per la schiena e, ovviamente, se mancano questi
elementi non è un horror!
Altra pecca del libro è il tentativo, mal riuscito, di amalgamare
elementi provenienti da libri ben più famosi e spaventosi, uno fra tutti Hill
House.
Per non parlare poi dello stile dell’autore, a tratti molto scattante
e asciutto e poi pensante, ridondante e pieno di similitudini macabre che, alla
lunga, stancano, vi lascio qui qualche esempio.
Nel cielo
finora coperto le nuvole si erano dissolte, mostrando l’azzurro sottostante,
come un ginocchio scorticato mostrerebbe il rosso della carne viva.
I mucchi di
foglie morte disegnavano strane forme umane, e davano al letto del torrente l’aspetto
di un antico terreno di sepoltura.
Gli alberi
bloccavano qualunque traccia di cielo azzurro, con i rami cespugliosi
intrecciati sopra la strada come le mani di uno strangolatore.
Potrei farvi
un elenco infinito di cose che non mi sono piaciute come i personaggi troppo stereotipati
e quindi assolutamente prevedibili, oppure la scelta di un finale semi aperto
ma così ovvio che avevo già capito come sarebbe andata molte, molte, molte
pagine prima, per non parlare poi di alcune cose che non mi hanno convinta, elementi
che secondo me erano contradditori e quindi, a mio parere, non corretti,
sbagliati! (Non ve li posso dire o
farei spoiler ma se mi contatterete in privato su Ig sarò ben felice di
parlarne.)
Come avrete capito, questo libro non mi è piaciuto, l’ho travato scontato, lento, noioso e
prolisso, avrei voluto meno pagine e meno sproloqui, ho concluso la lettura
solo per vedere se le mie supposizioni si sarebbero avverate ma ho fatto talmente
tanta fatica da rischiare di incappare nel blocco del lettore.
Di storie sulle case infestate o maledette, in
letteratura, ce ne sono molte e credo di aver letto quasi tutto quello che è
stato portato in Italia (purtroppo troppo poco), forse a causa di questa mia
passione per il genere e per la tematica, avevo delle aspettative piuttosto
alte che non sono state soddisfatte.
Non so… Brutto! Non trovo altra parola per
descriverlo! Purtroppo.
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