Titolo:
L'illuminazione del susino selvatico
§ Autrice:
Shokoofeh Azar
§ Pagine:
Casa editrice:
Edizioni E/O
§ Genere:
Realismo Magico
Iran 1979. La famiglia di Bahar, un'eccentrica dinastia di mistici, poeti e filosofi, fugge da Teheran allo scoppio della Rivoluzione. Segnata da un terribile lutto – a raccontare la storia è il fantasma di Bahar stessa, arsa viva in un rogo in una sommossa –, si rifugia tra i boschi del Mazandaran, lontano da uomini e strade. Lo sperduto villaggio di Razan, immacolato e selvaggio, li accoglie all'ombra delle sue foreste millenarie, popolate da spettri e prodigi, vecchie leggende, le rovine di un antico tempio zoroastriano. Nel giro di un decennio, però, i tentacoli della nuova Repubblica Islamica giungono fino a loro, portando morte e distruzione, guerra e fanatismo, e spezzando per sempre l'equilibrio tra il mondo dei vivi e gli esseri della foresta. Anche la famiglia di Bahar verrà travolta e divisa, e ciascuno dei suoi componenti dovrà andare incontro da solo al proprio straordinario destino.
Buongiorno lettori oggi parliamo di un libro molto particolare: "L'illuminazione del susino selvatico" di Shokoofen Azar, un romanzo di Realismo Magico che ho deciso di leggere per la tappa di gennaio/febbraio della Challenge "La donna Verde" (vi lascio QUI il link per andare a curiosare, siete ancora in tempo per partecipare).
Azar è un'autrice iraniana esule in Australia a causa della Rivoluzione politica che nel 1978 ha cambiato per sempre il volto dell'Iran, una rivoluzione terribile, drastica e violenta con la quale si è instaurato il regime di Khomeini.
Il libro è ambientato proprio in quegli anni devastanti e narra le vicende della famiglia di Bahar che, a causa della morte di Bahar stessa, la figlia minore, per mano dei rivoluzionari, decide di lasciare Teheran per rifugiarsi nel villaggio sperduto di Razan, un luogo selvaggio circondato da foreste millenarie popolate da creature leggendarie.
Purtroppo, la loro fuga, non li risparmierà dal dolore che la Nuova Repubblica Islamica porterà con sè.
Il libro, pur narrando fatti orribili in modo molto crudo e violento, non è un romanzo cupo bensì luminoso infatti, l'autrice, ha utilizzato il realismo magico come strumento contro questo dolore e orrore generale.
Ogni capitolo narra un evento importante e indelebile per la famiglia di Bahar ma la narrazione assume i toni della fiaba, si impregna di leggenda e folklore, appaiono fantasmi, geni e sirene, il tutto porta ad avere la sensazione di leggere molte fiabe concatenata l'una all'altra.
Questo realismo magico si discosta molto da quello classico di atmosfera perchè ha uno scopo ben preciso: quando la realtà che circonda i personaggi diventa terribile e asfissiante essi si rifugiano nel soprannaturale, rifiutano quello che sta accadendo intorno a loro e scelgono di vivere in una sorta di limbo incantato dove tutto è possibile.
Il personaggio più significativo che spiega al meglio l'uso di questo realismo magico è una giovane donna abbandonata dal suo grande amore che, in preda alla disperazione, si trasforma a poco a poco in sirena, rifiutando la vita che le è stata imposta e accettando il suo desiderio innato di libertà, rappresentato dal mare e dalla capacità di dimenticare tipica dei pesci.
Se non ho ricordi dolorosi non posso soffrire.
L'autrice ci lancia un messaggio forte: anche nei momenti più oscuri della nostra vita possiamo trovare rifugio della fantasia e nella potenza delle storie.
Si tratta di un romanzo molto particolare che narra le vicende una famiglia bellissima e del loro grande amore reciproco, fatto di accettazione e rispetto ma è anche un romanzo molto onirico, immaginifico e a tratti surreale, a volte, nel corso della lettura è necessario fermarsi per capire dove la storia creata dall'autrice ci vuole condurre, la narrazione ci spinge in profondità e ci porta a fare i conti con tematiche come il lutto, la morte e la vita, i traumi del passato, la libertà e il destino.
Una lettura sicuramente consigliata.
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