Buongiorno
lettori, chi mi segue da un po’ sa che nel 2018 ho scoperto un’autrice che,
nonostante mi lasci sempre un po’ perplessa, m’incanta ogni volta con le sue
storie uniche e particolari, sto parlando di una scrittrice Islandese dal nome
impronunciabile: Audur Ava Ólafsdóttir.
Dei
suoi romanzi ho letto “Hotel Silence”
e “Il rosso vivo del Rabarbaro”,
entrambi molto belli e ricchi di quel sentire che appartiene a una terra
lontana ed estremamente diversa dalla nostra.
Nelle opere di Audur Ava Ólafsdóttir si
percepisce chiaramente che i libri nordici hanno una voce propria, una visione
della vita diversa, pregna di quiete interiore, con un ritmo più lento, più in sintonia con la
natura, un sentire unico e un modo di riflettere a cui non siamo abituati.
Per
questo motivi i romanzi dell’estremo Nord danno sensazioni strane, lasciano
perplessi, sembrano assurdi o ammaliano e riempiono l’animo di leggerezza e
serenità.
Personalmente
li trovo bellissimi e anche questa volta ne sono rimasta incantata.
Titolo: Rosa
Candida §
Autrice: Audur Ava Ólafsdóttir §
Pagine: 206
Casa editrice: Einaudi
§
Genere: Narrativa contemporanea,
Narrativa nordica
Lobbi
ha ventidue anni quando accetta di prendersi cura di un leggendario roseto in
un monastero del Nord Europa. È stata la madre, morta da poco in un incidente
d'auto, a trasmettergli l'amore per la natura, i fiori e l'arte di accudirli,
il giardinaggio. Cosi Lobbi decide di lasciare l'Islanda, un anziano padre
perso dietro al quaderno di ricette della moglie, e un fratello gemello
autistico. Lascia anche qualcun altro: Flòra Sòl, la figlia di sette mesi avuta
dopo una sola notte d'amore (anzi, precisa lui, "un quinto di notte")
con Anna. Con sé Lobbi porta alcune piantine di una rara varietà di rose a otto
petali, molto cara alla madre, la Rosa candida. Questi fiori saranno i
silenziosi compagni di un viaggio avventuroso come solo i viaggi che ti
cambiano la vita sanno essere. Ad accoglierlo al monastero c'è padre Thomas, un
monaco cinefilo che con la sua saggezza e una sua personale
"cine-terapia" saprà diradare le ombre dal cuore di Lobbi. Ma sarà
soprattutto l'arrivo di Anna e Flòra Sòl in quell'angolo fatato di mondo a
provocare i cambiamenti più profondi e imprevisti nell'animo del ragazzo.
Perché, per la prima volta, Lobbi scopre in sé un desiderio nuovo, che non è
solo amore per la figlia e attrazione per Anna: è il desiderio di una famiglia.
Lobbi
è un ragazzo di ventidue anni in fuga dalla vita: la madre è morta da poco e la
sofferenza per la sua perdita alleggia ancora tra le mura di casa, il padre
vecchio e ansioso lo assilla nel tentativo di costringerlo a iscriversi all’università,
il fratello autistico vive nel suo mondo e cerca in qualche modo di ritrovare
un equilibrio e poi c’è Flòra Sòl, una bimba di sette mesi, nata da una sola
notte d’amore con Anna, una figlia non programmata, una responsabilità che
Lobbi non sa come affrontare.
Meglio
scappare, lasciarsi tutto alle spalle e sperare che la vita metta in ordine i
pezzi del puzzle che, come per un colpo di vento, si sono rovesciati e sparsi
qua e là.
Lobbi
parte per un viaggio in Nord Europa, ha preso accordi con l’abate di un
monastero in cui è custodito un roseto antichissimo, lì vi sono coltivate il
più alto numero di specie di rose del mondo, compito del ragazzo far ritornare
il pregiato giardino al suo splendore iniziale.
Il viaggio intrapreso da Lobbi diventerà
un vero e proprio cammino di crescita, di ricoperta e di rinascita.