Buongiorno
lettori, oggi parliamo di L’inverno di
Giona romanzo vincitore del premio Italo Calvino inviatomi dalla CE
Mondadori che ringrazio per la sua gentilezza e disponibilità.
Non
aspettatevi un libro come gli altri perché siamo di fronte a un romanzo
veramente peculiare e carico di emozioni forti, purtroppo, proprio per questa
sua estrema particolarità, ho fatto molta fatica a leggerlo e, nonostante mi
sia piaciuto, l’ho trovato pesante ed estremamente cupo.
Titolo: L'inverno
di Giona § Autore: Filippo
Tapparelli § Pagine: 190
Casa editrice: Mondadori
§ Genere: Narrativa contemporanea
"Non
ti ho mai conosciuto davvero, padre. Uomo sparito, fantasma di un fantasma. Hai
carne di vento, pelle di nebbia. Non ti riconosco eppure sei me centomila volte
al giorno." Siamo su una montagna ostile, fa molto freddo. Giona non ha
ricordi. Ha poco più di quattordici anni e vive in un villaggio aspro e
desolato insieme al nonno Alvise. Il vecchio, spietato e rigoroso, è l'uomo che
domina il paese e impone al ragazzo compiti apparentemente assurdi e punizioni
mortificanti. In possesso unicamente di un logoro maglione rosso, Giona esegue
con angosciata meticolosità gli ordini del vecchio, sempre gli stessi gesti,
fino a quando, un giorno, non riesce a scappare. La fuga si rivelerà per lui
un'inesorabile caduta agli inferi, inframmezzata da ricordi della sua famiglia,
che sembrano appartenere a una vita precedente, e da apparizioni stravolte. In
un clima di allucinata sospensione temporale, il paese è in procinto di
crollare su se stesso e la terra sembra sprofondare pian piano sotto i piedi
del ragazzo. La verità è quella che appare? Solo un decisivo cambio di passo
consentirà al lettore di raggiungere la svolta finale e comprendere davvero che
cos'è l'inverno di Giona.
Giona
è un ragazzino di quattordici anni senza alcun ricordo che vive con il nonno in
uno sperduto paese di montagna, lì il tempo sembra non passare mai e la nebbia,
fredda e bagnata, avvolge ogni cosa.
Tutti
i giorni Giona si alza e deve fare i conti con una realtà terrificante: Alvise,
il nonno, è un uomo crudele e spietato che impartisce l’educazione attraverso
punizioni e violenze fisiche, il ragazzino subisce senza protestare, i suoi
compiti sono assurdi come lo sono gli ordini del vecchio che esige precisione e
perfezione assoluta!
Giona tace, accetta senza fiatare tutte le umiliazioni ma un giorno la punizione è troppo grande e il ragazzino decide di scappare.
Giona tace, accetta senza fiatare tutte le umiliazioni ma un giorno la punizione è troppo grande e il ragazzino decide di scappare.
Questo
gesto di ribellione determinerà la sua inesorabile caduta nell’oscurità, il
riaffiorare di ricordi perduti, sensazioni, emozioni, immagini lampeggianti e
apparizioni stravolgenti.
Ma
qual è la verità?
Chi
è veramente Giona? E il nonno?
Questo romanzo ci conduce nel vortice oscuro della follia, tra le sue pagine sprofondiamo in un mondo malsano, ambiguo e angoscioso.
Questo romanzo ci conduce nel vortice oscuro della follia, tra le sue pagine sprofondiamo in un mondo malsano, ambiguo e angoscioso.
Giona
vive in questo paesino che sembra uscito da un incubo: le case diroccate, le
strade labirintiche che portano sempre verso la casa del nonno, i segreti e i
misteri, la montagna che incombe spietata e
fredda, il gelo che entra nelle ossa e la nebbia che avvolge ogni cosa.
fredda, il gelo che entra nelle ossa e la nebbia che avvolge ogni cosa.
Non si può scappare! Non si può fuggire
nel bosco! Il paese non te lo permetterà e il lettore sente questa forza
oscura, inesorabile e crudele che pesa in ogni pagina riempiendo l’animo di
oscurità e sconforto.
Giona
vaga per le case, nelle viuzze avviluppate dal buio della notte e sembra preda
di allucinazioni, perduto nel suo delirio interiore, si alternano dialoghi con
i compaesani che appaiono come maschere grottesche e piene di terrore, a
momenti di vera e propria follia: ricordi passati della madre malata, del padre
indifferente, della scuola, lampi di luce in un baratro di oscurità, violenti,
improvvisi e apparentemente senza senso.
L’autore ci conduce nell’inverno di Giona con grande maestria,
semina indizi lungo tutta la strada, dettagli marginali ma importanti, istanti
dove si scorge una verità più violenta e crudele della montagna stessa.
Il finale, per me prevedibile, fa luce
sull’intera vicenda, ogni cosa acquista un significato più ampio e i dubbi del
lettore vengono dissipati.
Consiglio sicuramente questa lettura
perché è particolare, intensa e scritta con una capacità immaginifica e
un’eleganza unica, lo stile dell’autore è qualcosa d’incredibile: fluido,
poetico e intenso. Allo stesso tempo devo ammettere che la storia mi ha
lasciato molto amareggiata, le emozioni che scaturiscono dalle pagine sono
oscure e inquietanti, non amo i libri
che provocano tali turbamenti nel mio animo, proprio per questo la lettura è
stata lenta, mi fermavo spesso anche per qualche giorno, avevo bisogno di
staccare e immergermi in qualcosa di meno intenso.
Una lettura per coraggiosi, un libro che
sa come catturare l’attenzione del lettore e tenerlo legato a se fino alla
fine.
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