10 gennaio 2020

"Resto qui" di Marco Balzano


Titolo: Resto qui § Autore: Marco Balzano § Pagine: 180
Casa editrice: Einaudi § Genere: Storico

L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine. Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina.

Buongiorno lettori, oggi desidero parlarvi di Resto qui di Marco Balzano, un romanzo storico molto acclamato che, purtroppo, non mi ha emozionata come mi sarei aspettata.
La storia è divisa in tre parti: il decennio che precede la Seconda Guerra Mondiale, gli anni della guerra e il periodo successivo al conflitto.
Trina è una giovane donna che vive a Curon, un piccolissimo paesino del Sudtirolo, qui, insieme alle due amiche del cuore termina i propri studi e sogna di diventare maestra.
L’arrivo del Fascismo cambia ogni cosa, il tedesco viene messo al bando e i posti di lavoro pubblici vengono assegnati a italiani che migrano lì da altre regioni. Trina ci racconta il dolore e la rabbia per la perdita della propria identità, il suo dover insegnare il tedesco clandestinamente e la messa al bando delle tradizioni. 
Il Fascismo porta con sé anche il progetto di un’immensa diga, un progetto così imponente che, se messo in atto, distruggerebbe tutta la valle.
La gente è furiosa! Questi stranieri vogliono portargli via ogni cosa: la dignità, la lingua, la casa, la
libertà!
Poi arriva la Guerra che cala su Curon con lentezza, Trina ci racconta prima la perdita devastante della figlia che parte in piena notte senza lasciare sue notizie, poi quella del figlio che si arruola volontario e va al fronte, la fuga sulle montagne insieme al marito, la fame, il dolore, la paura.
La terza parte ci riporta a Curon negli anni successivi alla Guerra, le persone si riappropriano delle loro case, provano a ricominciare ma l’incubo della diga incombe nuovamente su tutti loro!
“Resto qui” fa luce su un pezzo di storia poco conosciuto, un romanzo frutto del desiderio di riportare alla memoria qualcosa di dimenticato, si tratta, infatti, della ricostruzione storica di ciò che è accaduto a Curon, dell’ingiustizia perpetrata contro un paese che aveva già sofferto abbastanza.
Il titolo del romanzo parla da sé, Resto qui, è la decisione coraggiosa di un gruppo di persone che non vuole rinunciare alla propria terra, alla propria casa e alla propria identità, Resto qui è un grido di dolore, una sfida contro i potenti che sempre cercano di far soccombere i deboli e così, grazie al racconto intimo di Trina il dolore del singolo si mescola a quello della collettività, dando vita a un grido di angoscia e impotenza!
Si tratta di una storia molto intensa che però, a malincuore devo ammette, non mi ha conquistata, l’argomento è interessante ma, nonostante il libro abbia poche pagine, ho fatto molta fatica a concluderlo.
La prima parte è lenta e ho non sono riuscita a empatizzare con Trina che sembra fredda, distaccata e lontana dal lettore. Molto più coinvolgente è il corpo centrale della storia, quello dedicato alla Seconda Guerra Mondiale, la fuga sulle montagne, la paura e l’angoscia, la ricerca costante di cibo e riparo, tutto mi ha riportato a quando, bambina, ascoltavo i racconti di mio nonno.
Arrivati al dopo guerra il romanzo rallenta di nuovo, la terza parte è stata veramente noiosa, i dettagli sulla costruzione della diga riempivano intere pagine e la narrazione non riusciva ad appassionarmi.
Nonostante questo consiglio vivamente la lettura di Resto qui perché racconta una storia che merita di essere conosciuta, la storia di un paese che è stato cancellato, ora, guardando quel campanile che fa capolino dalle acque non possiamo non pensare a ciò che è stato.

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