Sono
passati 72 anni da quando la luce della speranza è entrata nel
campo di concentramento di Auschewitz, i cancelli dell’orrore si sono aperti per la prima volta e hanno rivelato un cimitero a cielo aperto.
campo di concentramento di Auschewitz, i cancelli dell’orrore si sono aperti per la prima volta e hanno rivelato un cimitero a cielo aperto.
La
morte era ovunque,
la follia devastante che apparve agli occhi di chi entrò fa parte del nostro
passato e non va dimenticata.
Il
termine “olocausto” deriva dal greco: olos-tutto kaustos-bruciato.
Si trattava infatti di un rituale nel quale
la vittima sacrificale doveva essere arsa viva nel fuoco sacro.
Un rito brutale dimenticato ma la sua
parola ora ha preso un nuovo significato ovvero quello della strage di persone
perpetrata a opera dei nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Niente
di tutto ciò deve finire nel dimenticatoio perché gli errori del passato devono
insegnarci a non sbagliare più!
Non dimentichiamo le migliaia di persone scomparse
in quei luoghi oscuri, dove la dignità veniva strappata con la forza, dove l’amore
verso il prossimo era stato dimenticato e la morte aveva preso il posto di ogni
cosa.
Per questo mio primo appuntamento di “5 cose che…” voglio proporvi cinque libri
che ho letto personalmente, storie intense che fanno riflettere e si imprimono
in modo indelebile nel nostro cuore.
Il bambino con il
pigiama a righe
Leggere questo libro significa fare un
viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano da Bruno, un
bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si arriverà
davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il mondo, uno
di quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942 e il padre
di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile
comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si
vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma
sarà amaro e doloroso, com'è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a
quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta
dall'altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna
una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una
guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli a cui viene sempre negata la
parola sono proprio i bambini.
Un
libro che mostra l’innocenza dei bambini e l’amore innato che hanno nei
confronti del prossimo contrapposto alla cattiveria dell’uomo ma soprattutto
all’incapacità di denunciare gli orrori che avvenivano al di là delle
recinzioni.
Una storia toccante e terribilmente dura,
soprattutto il finale che lascia scioccati.
Storia di una ladra
di libri
È il 1939 nella Germania nazista. Tutto il
Paese è col fiato sospeso. La Morte non ha mai avuto tanto da fare, ed è solo
l'inizio. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger raccoglie
un oggetto seminascosto nella neve, qualcosa di sconosciuto e confortante al
tempo stesso, un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato dai custodi
del minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un segno, la
prova tangibile di un ricordo per il futuro: lo ruba e lo porta con sé. Così
comincia la storia di una piccola ladra, la storia d'amore di Liesel con i
libri e con le parole, che per lei diventano un talismano contro l'orrore che
la circonda. Grazie al padre adottivo impara a leggere e ben presto si fa più
esperta e temeraria: prima strappa i libri ai roghi nazisti perché "ai
tedeschi piaceva bruciare cose. Negozi, sinagoghe, case e libri", poi li
sottrae dalla biblioteca della moglie del sindaco, e interviene tutte le volte
che ce n'è uno in pericolo. Lei li salva, come farebbe con qualsiasi creatura.
Ma i tempi si fanno sempre più difficili. Quando la famiglia putativa di Liesel
nasconde un ebreo in cantina, il mondo della ragazzina all'improvviso diventa
più piccolo. E, al contempo, più vasto. Raccontato dalla Morte - curiosa,
amabile, partecipe, chiacchierona - "Storia di una ladra di libri" è
un romanzo sul potere delle parole e sulla capacità dei libri di nutrire lo
spirito.
Questo
libro è davvero speciale, raccontato dalla Morte stessa viviamo le vicende di
un animo impavido e puro: Liesel.
Disposta a tutto pur di aiutare il suo
amico ebreo affronta coraggiosamente mille ostacoli e imprevisti. I libri sono protagonisti tanto quanto
lei, risollevano l’animo, curano le ferite e aiutano a superare anche i momenti
più difficili.
Meraviglioso.
Spagna, Costa Blanca. Il sole è ancora
molto caldo nonostante sia già settembre inoltrato. Per le strade non c'è
nessuno, e l'aria è pervasa da un intenso profumo di limoni che arriva fino al
mare. È qui che Sandra, trentenne in crisi, ha cercato rifugio: non ha un
lavoro, è in rotta con i genitori, è incinta di un uomo che non è sicura di
amare. È confusa e si sente sola, ed è alla disperata ricerca di una bussola
per la sua vita. Fino al giorno in cui non incontra occhi comprensivi e
gentili: si tratta di Fredrik e Karin Christensen, una coppia di amabili
vecchietti. Sono come i nonni che non ha mai avuto. Momento dopo momento, le
regalano una tenera amicizia, le presentano persone affascinanti, come Alberto,
e la accolgono nella grande villa circondata da splendidi fiori. Un paradiso.
Ma in realtà si tratta dell'inferno. Perché Fredrik e Karin sono criminali
nazisti. Si sono distinti per la loro ferocia e ora, dietro il loro sguardo
pacifico, covano il sogno di ricominciare. Lo sa bene Julian, scampato al campo
di concentramento di Mathausen, che da giorni segue i loro movimenti passo dopo
passo. Ora, forse, può smascherarli e Sandra è l'unica in grado di aiutarlo.
Non è facile convincerla della verità. Eppure, dopo un primo momento di
incredulità, la donna comincia a guardarli con occhi diversi. Adesso Sandra
l'ha capito: lei e il suo piccolo rischiano molto. Ma non importa. Perché tutti
devono sapere. Perché ciò che è successo non cada nell'oblio.
Quando
lessi questo romanzo rimasi profondamente turbata.
Sapevo che molti dei mostri dei campi di
concentramento erano sopravvissuti ma non avevo mai pensato che potessero
vivere da nababbi come se niente fossi, pieni di loro e tronfi del loro credo
nazzista.
Esseri spregevoli che non hanno pagato per
le nefandezze compiute.
Pensai molto a questa lettura quando la
conclusi e approfondii l’argomento cercando di capire il lavoro svolto dai “Nazi Hunters”, detective che si
occupano di scoprire che fine hanno fatto questi criminali.
Si può essere felici lontano da casa? Anna
e la sua famiglia, braccate dai nazisti, hanno dovuto lasciare Berlino e
cambiare città più volte. Adattarsi non è facile. Ma la cosa più importante è
restare insieme.
Questo romanzo lo lessi alle scuole medie
più o meno in contemporanea al “Diario di Anna Frank”, si tratta di un libro
che racconta la perdita dei propri
affetti che non sono esclusivamente le persone ma anche gli oggetti abbandonati
nella fuga, la propria casa e il mondo che ci circonda.
La capacità di adattamento e sopravvivenza
dell’uomo è incredibile ma a volte comporta molta sofferenza.
Quando in un quartiere periferico di
Cracovia viene creato d’autorità il ghetto ebraico, il 3 marzo 1941, Tadeusz
Pankiewicz ne diventa suo malgrado un abitante. Pur senza essere ebreo,
infatti, gestisce l’unica farmacia del quartiere: contro ogni previsione e
contro ogni logica di sopravvivenza, decide di rimanere e di tenere aperta la
sua bottega, resistendo ai diversi tentativi di sgombero, agli ordini perentori
di chiusura e trasferimento. Rimarrà anche quando il ghetto verrà diviso in due
e in gran parte sfollato, quando diventerà sempre più difficile giustificare la
necessità della sua presenza.
Grazie a questa sua condizione anomala,
coinvolto ed estraneo allo stesso tempo, Pankiewicz diventa una figura cardine
del ghetto: si fa testimone delle brutalità del nazismo, fedele cronista dei
fatti e silenzioso soccorritore, cercando in tutti i modi di salvare la vita e,
quando impossibile, almeno la memoria delle migliaia di ebrei del ghetto di
Cracovia.
Mescolando il rigore della ricostruzione e
la delicatezza del ricordo, Tadeusz Pankiewicz ci restituisce la sua versione
di questa grande tragedia, raccogliendo le storie di chi ha subito impotente la
“soluzione finale” e le storie di chi ha invece provato a reagire: i disperati
tentativi di resistenza armata, la ricerca del cianuro di potassio come extrema
ratio in caso di cattura, le fughe attraverso le fogne cittadine…
Un
libro particolare che ci mostra l’altro lato della barricata e quanto tutto ciò
che accadde in quegli anni risultava assurdo e folle.
Come dice un cliente a Pankiewicz: «Dottore, mi dica: come mai ci sono così
pochi pazzi in giro dopo tutto quello che la gente ha dovuto sopportare?
Possono le cellule grigie del nostro cervello reggere così tanto dolore?».
Quando Hitler rubò il coniglio rosa! Che bello ritrovarlo anche nelle altre liste! Ti ho scoperto adesso e sono diventata tua follower! :)
RispondiEliminaCiao Elena, è vero, è un libro poco conosciuto ma davvero bello! Inoltre è adatto a un pubblico giovanissimo e quindi può aiutare i ragazzi a capire la sofferenza della perdita in un periodo storico così materialista!
EliminaCiao Cristina, che belle le tue scelte. Devo dire che "Il profumo delle foglie di limone" mi ha sempre attratta, ma molti lettori me lo hanno sconsigliato. Tu, invece, me ne consigli la lettura? Passa anche da me se ti va :)
RispondiEliminaCiao Annamaria, "Il profumo delle foglie di limone" è un romanzo molto particolare, a me è piaciuto perché rivisita questo tema da un punto di vista completamente nuovo e ci apre gli occhi su una realtà attuale e vicina a noi. Unica pecca è la protagonista che a volte sembra un po' rimbambita e fa delle scelte davvero discutibile. Nel complesso te lo consiglio!
Eliminaciao, quello della Sanchez non l'ho letto ma voglio farlo al più presto
RispondiEliminaProva e fammi sapere Chiara! Prossimamente leggerò il seguito "Lo stupore di una notte di luce" anche se, a mio parere, il primo poteva essere considerato concluso.
EliminaIl bambino con il pigiama a righe... ancora piango
RispondiEliminaVerissimo, un libro commovente e con un finale dal forte impatto emotivo!
EliminaBel post! Grazie dei consigli... dovrò recuperare il farmacista del ghetto di Cracovia.
RispondiEliminaSilvia di controletture.wordpress.com
Grazie a te per essere passata!
EliminaNuova follower, ahh che letture toccanti...
RispondiEliminapassa se ti va <3 http://angelsbook-reader.blogspot.it/2017/01/5-cose-che-5-libri-per-non-dimenticare.html
Passo sicuramente, grazie!
EliminaCiao amica mia, allora il blog nuovo vedo che sta prendendo il volo! Bene. bene! Queste letture mi incuriosiscono tutte. Oggi vado dal libraccio e vedo se riesco a trovarne almeno uno, mi piacerebbe cimentarmi ne' Il bambino col pigiama a righe. Non sapevo che "il profumo delle foglie di limone" parlasse di questo periodo così cupo, davvero interessante. Come sempre, un super abbraccio.
RispondiEliminaCiao carissima, te li consiglio vivamente tutti e due! "Il profumo delle foglie di limone" ha un titolo davvero fuorviante, quando lessi la trama rimasi molto colpita perchè mi aspettavo tutt'altro romanzo. Lascia davvero stupefatti e fa riflettere moltissimo.
EliminaCiao!
RispondiEliminaSono una nuova iscritta, anche io ho un blog.
Non ho letto nessuno di questi libri ma mi attira La ladra di libri.
Grazie per essere passata da qui! "Storia di una ladra di libri" è un romanzo bellissimo, scritto divinamente e molto particolare. Te lo consiglio vivamente.
EliminaCiao Cristina ,hai scelto libri molto belli ;il profumo delle foglie di limone me lo hai consigliato tu ed e' bellissimo,dopo averlo letto mi sono fatta molte domande pensando a questa storia, mi ha fatto molto riflettere. Il bambino con il pigiama a righe non l'ho letto non ce l'ho fatta ho visto il film e ho pianto tanto ,la storia di una ladra di libri ce l'ho e lo devo leggere .Bellissimo il tuo nuovo blog ,un bacio
RispondiEliminaGrazie mille mamy!
EliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaciao
RispondiEliminaho conosciuto dei libri nuovi per me.
Il bambino con il pigiama a righe, ho letto il libro però il film mi ha emozionato di più.
Ciao Robby, il film ha un impatto molto alto ma il libro secondo me è speciale. Bellissimi entrambi comunque.
EliminaHo letto solo il libro di Zusak e quello della Sanchez e mi sono piaciuti molto. De Il bambino con il pigiama a righe ho visto solo il film
RispondiEliminaCome dicevo sopra a Robby, il libro del "Bambino con il pigiama a righe" è molto intenso e drammatico, vale la pena di leggerlo anche perché è un libro piccino credo non più di 200 pagine.
EliminaCiao Cristina! Abbiamo in comune il libro di Zusak anche se lo ha letto solo mia sorella, prima o poi lo recupererò anche io! Tra gli altri ho letto "Il profumo delle foglie di limone" che, purtroppo, non mi ha convinta. Credo di avere però un problema con l'autrice dato che ho letto anche un altro suo romanzo ma non sono riuscita a terminarlo. Mi è piaciuta però l'idea di base del libro, il voler affrontare questo tema in un modo nuovo ed originale e vorrei provare a darle una nuova possibilità magari leggendo proprio il seguito, anche se, come hai scritto tu in un commento precedente, anche per me la storia si era già conclusa con il primo.
RispondiEliminaCiao Gioia, "Il profumo delle foglie di limone" è un libro molto particolare e, anche se la storia mi è piaciuta molto, ho trovato la protagonista un po' stupidotta. Anch'io ho letto un altro libro della Sanchez: "La voce invisibile del vento" e non mi è piaciuto. Quindi come te non ho approfondito molto le letture di altri suoi libri.
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