19 marzo 2018

"La strada del ritorno è sempre più corta" di Valentina Farinaccio


Prima di cominciare con questa recensione vi faccio una piccola premessa: questo è un libro che non avrei mai letto!
Il motivo è semplicissimo: evito tutti quei romanzi che parlano di malattia, morte, dolore e perdita (tranne qualche rarissima eccezione).
Infatti, se avessi preso in mano questo libro in una libreria e avessi letto la trama, lo avrei senz’altro messo di nuovo sullo scaffale.
Penserete che sono superficiale o che non mi voglio impegnare ma la verità è che, a causa del mio lavoro (infermiera nei reparti di neurologia e cardiologia), sono immersa nel dolore, nella morte, nella malattia e nella sofferenza tutti i giorni.
Di conseguenza, quando leggo, non voglio ritrovare queste emozioni.
Per carità, leggo libri drammatici ma non di questo tipo.
Dopo questa parentesi, vi posso dire che questo romanzo: La strada del ritorno è sempre più corta, mi ha colpita moltissimo, ringrazio le organizzatrici della Challenge "Tutti a Hogwarts con le tre ciambelle" per avermi fatto conoscere un libro delicato, commovente e unico.


Titolo: La strada del ritorno è sempre più corta § Autrice: Valentina Farinaccio § 
Pagine: 212 § Casa editrice: Mondadori § Genere: Narrativa contemporanea, Drammatico

L'estate in cui Vera ha cinque anni è una girandola di avventure. Vera è sfacciata e sognatrice: gioca a nascondino con l'amico immaginario Ringo Starr e da grande vuole fare la camionista, come il nonno, per scoprire dove finiscono tutte le strade del mondo. Oltre ai capelli rossi – della stessa tinta con cui i bambini colorano i cuori –, ha ereditato dal papà libraio la passione per le storie: riempie pile di fogli di una scrittura immaginaria per raccontare favole di calzini parlanti e piante grasse dimagrite. Quella dei suoi cinque anni è anche l'ultima estate che trascorre insieme al padre Giordano. Oggi Vera ha trent'anni, ed è una celebrità della tv: inventa oroscopi irriverenti e graffianti, specie per i nati dello Scorpione, segno zodiacale dell'ex fidanzato che l'ha appena lasciata, mettendola di colpo davanti a tutte le sue fragilità. Perché Vera è cresciuta senza un genitore, ed è come se fosse a metà: ha avuto in dotazione un solo braccio e un solo orecchio, una sola gamba e un solo occhio, e ha riempito tutto quel vuoto di sarcasmo e finta imperturbabilità. Di suo padre non sa nulla: la madre Lia, credendo di proteggerla e di proteggersi, ha preferito dimenticare. Ma quando riceve un centinaio di pagine scritte da Giordano durante gli ultimi mesi di vita e che parlano proprio di lei, dell'eccentrica Lia che si è ribellata alle leggi ancestrali della provincialissima Campobasso, e della nonna Santa, che ha consacrato la propria vita ai figli, Vera è investita da una sfida: il libro è senza finale. Lei adora gli inizi e odia la responsabilità della fine, eppure è la sola che potrebbe completarlo, è un'occasione unica per incontrare tra le pagine quel padre mancato, e per capire cosa accadde quell'estate in cui tutto è cambiato. La strada del ritorno è sempre più corta è un romanzo pieno di luce e di ironia, che racconta l'amore, la perdita e la trasformazione. La giornalista Valentina Farinaccio, qui al suo folgorante esordio narrativo, racconta con una lingua cangiante come attraversare il dolore sia l'unico modo per uscire salvi e interi, dall'altra parte. Ma questa storia è anche una dichiarazione d'amore per i libri e le eredità che vi passano attraverso, un atto di fiducia nell'eternità della letteratura.
Tre donne, tre punti di vista, tre diversi tipi di dolore, tre vite che ruotano attorno a un uomo e alla sua morte: Vera, una figlia privata del padre a soli cinque anni, Lia, una moglie che perde la sua metà e Santa, una madre che ha fatto dei figli la sua unica ragione di essere e che si trova ad affrontare la più grande delle perdite: la morte di un figlio.
Il romanzo inizia con tre storie diverse ma uguali, tre punti di vista differenti della stessa situazione: la scoperta della malattia di Giordano e la sua perdita. 
Il primo sguardo che incontriamo è quello innocente e birichino di Vera, figlia di Lia e Giordano che, a soli cinque anni, non riesce a capire bene cosa sta accadendo: dov'è papà? Perchè non c'è più?
Poi c’è Lia, una donna forte, solare e moderna, attraverso i suoi occhi vediamo nascere l’amore per Giordano, l’evolversi della loro storia tra alti e bassi, la
nascita di Vera e infine la scoperta della malattia che invade velenosa e terribile la loro vita.
E poi c’è Santa, una donna d’altri tempi, chiusa nelle sue manie, arcigna e scontrosa, gelosa dei figli, possessiva e convinta che il suo unico ruolo su questa terra sia essere madre, non moglie, non donna e nemmeno nonna, solo madre!
Il libro si spezza nettamente a metà: la morte di Giordano ha segnato un solco profondissimo nella vita di queste tre donne che ritroviamo, nella seconda parte del romanzo, dopo vent’anni.
Vera era una bimba impertinente, coraggiosa e audace, con la testa piena di ricci rossi e di fantasie proprio come il padre; ora è un’adulta amareggiata, sconfitta dai silenzi della madre e alla ricerca di se stessa.
Lia è diventata una sessantenne chiusa e incolore che vive per il suo lavoro di costumista e cerca tutti i giorni di dimenticare il grande amore della sua vita.
Santa invece è morta convinta di aver portato con se i suoi numerosi segreti e le grandi omissioni che hanno costellato la sua esistenza.
Ma la verità vuole emergere e lo fa con un fascio di fogli scritti da Giordano pochi giorni prima di morire, sono per Vera, quella figlia che non ha potuto veder crescere ma che ha amato con tutto se stesso.
Ora sarà Vera a dover trovare il coraggio di leggerli, per riscoprire se stessa tra quelle righe, per condurre sua madre verso la verità e riscrivere così il loro futuro.
Un libro che parla di dolore, malattia e sofferenza ma anche di amore, speranza e famiglia.
Ho amato le donne di questa storia: Vera che sembra un puzzle incompleto, Lia che si arrocca in se stessa per non manifestare il dolore che prova e Santa così tenace e dura, incapace di gestire una perdita tanto grande e convinta di essere l’unica a soffrire.
La Farinaccio delinea tre figure femminili bellissime e imperfette, speciali e uniche, piene di sfumature, contraddizioni, emozioni e vita.
Personaggio principale anche se assente è Giordano, un uomo che ho
adorato proprio perché prende vita grazie ai ricordi di Lia e Santa.
Taciturno e intelligente, amante dei libri e della buona musica, affascinante e sfuggente, sembra quasi irraggiungibile e misterioso e, attraverso gli occhi di Lia, lo vediamo avvolto da una dimensione speciale: quella dell’amore.
La strada del ritorno è sempre più corta mi ha veramente colpita, dalla cover non mi aspettavo un romanzo così intenso, arriva dritto al cuore con le sue numerose verità distribuite con delicatezza tra le pagine, apre gli occhi e fa riflettere su quanto sia prezioso ciò che abbiamo: la famiglia, la propria casa, la quotidianità e i piccoli momenti di gioia unica che, a volte, ci sfuggono.
Un libro poco conosciuto ma che consiglio vivamente, una storia che, in sole 200 pagine, stordisce, emoziona, incanta e commuove.

Valutazione


Conosci l’autore
Valentina Farinaccio è nata a Campobasso e da molti anni vive a Roma. Il suo primo romanzo, La strada del ritorno è sempre più corta (Mondadori, 2016), ha vinto il premio Rapallo Opera Prima, il premio Kihlgren, e Adotta un esordiente. Giornalista e critico musicale, scrive per "Il Venerdì di Repubblica", e parla di musica su Radio Capital e Rai1.

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