18 febbraio 2019

"Un feroce dicembre" di Edna O'Brien


Buongiorno lettori, in questi giorni ho concluso parecchi romanzi quindi verrete sommersi di recensioni. Oggi voglio parlarvi di Un feroce dicembre di Edna O’Brien, non avevo letto nessuna delle sue opere, non conoscevo le tematiche da lei trattate e il suo stile di scrittura, ammetto di essere uscita molto dalla mia confort zone e, anche se ne sono felice, credo non leggerò altro di suo (poi vi spiego perché ;D).
Edna O’Brien è un’autrice molto conosciuta e molto prolifica che ha dedicato gran parte del suo lavoro all’Irlanda. Attraverso i suoi libri possiamo percepire la forza di questa terra verde, selvaggia e sferzata dal vento, un paese di persone passionali e decise che hanno tradizioni antiche e problematiche politiche e sociali, a volte, molto lontane dalle nostre.


Titolo: Un feroce dicembre § Autrice: Edna O'Brien § Pagine: 295
Casa editrice: Einaudi § Genere:  Drammatico, Narrativa contemporanea

A Cloontha passato e presente, mito e ricordi si mischiano senza soluzione. Michael Bugler vi è tornato deciso a far fruttare i terreni dei suoi avi. Ha vissuto in Australia per anni come uno straniero e adesso tutto ciò che vuole è lavorare la sua terra. Joseph Brennan, il suo vicino, non ha mai lasciato il paese in cui è nato. Nonostante un'iniziale amicizia, Brennan vede Bugler come una minaccia: non gli piacciono le sue innovazioni, il suo atteggiamento di sfida. Soprattutto, non può dimenticare che una volta le loro famiglie erano nemiche. Sua sorella Breege, invece, ne è attratta. Quel giovane forestiero le sembra incarnare quanto è mancato finora nella sua vita - novità, spregiudicatezza, il coraggio di cambiare - e se ne innamora. E quando Bugler pretende di riavere un appezzamento sfruttato dai Brennan, le tensioni covate troppo a lungo non possono che deflagrare. In maniera feroce.

Molti hanno paragonato questo libro a Cime tempestose di Emily Brontë, credo che ci sia del vero in questa affermazione perché, anche se si tratta di un periodo temporale completamente diverso, lo spirito cupo, malevolo e folle che aleggia nel grande classico c’è anche in queste pagine.
Quello che si dipana davanti ai nostri occhi è un dramma d’altri tempi, una storia dalle tinte fosche che inquieta e incute timore. 
Siamo a Cloontha, una landa fatta di campi sassosi e paludi sormontata da una montagna, la vita è difficile in questo angolo di mondo, gli inverni freddi e nevosi, le estati afose e infestate dagli insetti, per un contadino coltivare la terra e allevare del bestiame è molto faticoso e complicato.
Joseph Brennan vive a Cloontha da tutta la vita, i suoi predecessori si sono spaccati la schiena su quella terra per centinaia di anni e, Joseph, sente che ogni filo d’erba gli appartiene per diritto.
Michael Bugler è tornato nelle sue terre dall’Australia, le ha ricevute in eredità da suo padre ed è deciso a coltivarle al meglio e a costruire una casa maestosa per lui e la futura sposa, grazie a un conto bancario sostanzioso acquista un trattore e inizia i numerosi lavori che intende portare a termine.
In un primo momento Joseph e Mik sembrano piacersi, si aiutano e collaborano in molte attività ma, a poco a poco, la gelosia del primo inizia ad avvelenare il rapporto, cominciano i battibecchi, le incomprensioni, i dispetti e, quando Joseph sente sottratto il suo diritto di possesso su alcuni campi, ha inizio una vera e propria lite giudiziaria.
La sorella di Joseph, Breege, non capisce l’astio del fratello, sa che la loro famiglia e quella di Bugler erano nemiche ma non sente il bisogno di dare nuova vita a vecchi rancori.
Mik le piace, prova qualcosa di molto intenso per lui ma, ben presto capisce di dover nascondere questo sentimento perché, il fratello, è talmente accecato dall’odio da aver perso il senno.

Era spaventata. Le avrebbero dato la caccia e , assetati di sangue, le avrebbero strappato quel lumicino acceso di speranza. –Dovrò nascondere quello che penso, quello che provo… come tu sotterri le noci in autunno, – disse a Goldie.

Non è stato facile immergersi in questo libro, il motivo principale è lo stile dell’autrice, la sua scrittura è scattosa e aspra, ci sono molti balzi temporali poco chiari, cambi di persona che lasciano spiazzati e, a volte, diventa difficile capire chi sta facendo cosa o chi sta parlando.
È necessario leggere qualche capitolo prima di abituarsi e proseguire con scioltezza.
Per gran parte del libro ho avuto la sensazione che l’intera vicenda fosse sospesa nel tempo, ci sono elementi che fanno pensare al XX secolo, come televisori, telefoni, auto, trattori e aerei ma la mentalità chiusa della gente, la descrizione delle fattorie e del duro lavoro nei campi, proiettano la storia nel passato.
Gli stessi personaggi sembrano emergere da un’epoca cupa e arcaica, Joseph è quello che spicca maggiormente nella storia: un uomo taciturno e solitario che sgobba nei campi ed è convinto che tutto ciò che lo circonda gli appartenga, il suo desiderio di possesso è così radicato da portarlo alla follia.
Non aspettatevi una lettura leggera, si tratta di un libro crudo e crudele, la O’Brien non ha mezzi termini, è tagliente, acuta e descrive ogni cosa con forza e rudezza.
In questo romanzo sono messe in bella mostra le bassezze dell’animo umano: il dominio, il sesso come mezzo per ottenere beni materiali, la violenza, il pettegolezzo crudele, la malignità e quella chiusura mentale che impedisce una visione chiara e lucida.
Tutto è pervaso da una passione cupa e selvaggia, un onda negativa che investe ogni cosa: le persone e le loro scelte, gli eventi e le emozioni che turbinano nell’aria come vortici famelici: rabbia, paura, tristezza!
La stessa natura sembra crudele e insensibile: il muggito delle mucche è straziante, la durezza della terra spezza le schiene e il freddo della notte entra feroce nelle ossa.
Nulla è veramente intriso di bellezza e gioia, anche i momenti descritti con maggiore trasporto sono sempre impregnati di disperazione e amarezza.


–Stai tremando, – disse lui.
–Anche tu, – disse lei e allora si strinsero in quella vicinanza nascente in cui l’io si annulla, l’io e l’altro diventano uno, uno contro la fredda morte disperata e la fredda vita famelica, in quel nimbo di calore e luce che fa razzie del corteggiamento, in quell’alleanza che sarebbe stata loro per sempre eppure mai, loro come i fiori che si schiudono nella neve.

Nonostante il finale mi abbia lasciato angosciata e triste, devo ammettere che la O’Brien è una maestra nel descrivere le emozioni e le pulsioni umane, le scene di violenza sembrano bucare la pagine mentre i momenti di passione palpitano eccitanti.
L’autrice è un’esperta conoscitrice del cuore umano e sa come farci toccare le sue molteplici sfumature, ha creato una storia viscerale e sensuale, sempre sospesa tra bene e male, tra peccato e redenzione.

Vai avanti anni con una vita normale, tutti i giorni, ogni giorno, a mungere e sfamare le mucche dicendo cose prevedibili e poi un bel giorno qualcosa si spalanca dentro di te, selvaggio e meraviglioso, come gli strepitosi rigagnoli che corrono giù della montagna quando piove, rapidi, saltellanti, trasformando tutto ciò che toccano in una cosa viva.

Non credo leggerò altro di quest’autrice perché, nonostante io mi renda conto di aver letto un libro unico, non sono rimasta completamente soddisfatta, purtroppo credo che il suo stile e le storie da lei raccontate siano troppo lontane dai miei gusti, tanto da impedirmi di apprezzarle come meritano.

3 commenti:

  1. Meravigliosa recensione, davvero. Hai saputo dar voce a questo crudo romanzo che, ahimè, non conoscevo. L'irlanda ha un posto speciale nel mio cuore, e credo che quest'autrice debba essere letta. La crudezza che hai descritto mi affascina parecchio, vedrò quindi di recuperarlo al più presto!

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    1. Grazie mille! Quest'autrice ha scritto veramente tanto quindi puoi scegliere tra più opere, per ora mi fermo, ma non si sa mai che in futuro non decida di leggere qualcos'altro di suo.

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  2. non conoscevo questa autrice e il titolo mi ha attirata subito. Ma dalle tue parole credo passerò oltre

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