4 aprile 2019

"L'inverno di Giona" di Filippo Tapparelli


Buongiorno lettori, oggi parliamo di L’inverno di Giona romanzo vincitore del premio Italo Calvino inviatomi dalla CE Mondadori che ringrazio per la sua gentilezza e disponibilità.
Non aspettatevi un libro come gli altri perché siamo di fronte a un romanzo veramente peculiare e carico di emozioni forti, purtroppo, proprio per questa sua estrema particolarità, ho fatto molta fatica a leggerlo e, nonostante mi sia piaciuto, l’ho trovato pesante ed estremamente cupo.


Titolo: L'inverno di Giona § Autore: Filippo Tapparelli § Pagine: 190
Casa editrice: Mondadori § Genere: Narrativa contemporanea

"Non ti ho mai conosciuto davvero, padre. Uomo sparito, fantasma di un fantasma. Hai carne di vento, pelle di nebbia. Non ti riconosco eppure sei me centomila volte al giorno." Siamo su una montagna ostile, fa molto freddo. Giona non ha ricordi. Ha poco più di quattordici anni e vive in un villaggio aspro e desolato insieme al nonno Alvise. Il vecchio, spietato e rigoroso, è l'uomo che domina il paese e impone al ragazzo compiti apparentemente assurdi e punizioni mortificanti. In possesso unicamente di un logoro maglione rosso, Giona esegue con angosciata meticolosità gli ordini del vecchio, sempre gli stessi gesti, fino a quando, un giorno, non riesce a scappare. La fuga si rivelerà per lui un'inesorabile caduta agli inferi, inframmezzata da ricordi della sua famiglia, che sembrano appartenere a una vita precedente, e da apparizioni stravolte. In un clima di allucinata sospensione temporale, il paese è in procinto di crollare su se stesso e la terra sembra sprofondare pian piano sotto i piedi del ragazzo. La verità è quella che appare? Solo un decisivo cambio di passo consentirà al lettore di raggiungere la svolta finale e comprendere davvero che cos'è l'inverno di Giona. 
Giona è un ragazzino di quattordici anni senza alcun ricordo che vive con il nonno in uno sperduto paese di montagna, lì il tempo sembra non passare mai e la nebbia, fredda e bagnata, avvolge ogni cosa.
Tutti i giorni Giona si alza e deve fare i conti con una realtà terrificante: Alvise, il nonno, è un uomo crudele e spietato che impartisce l’educazione attraverso punizioni e violenze fisiche, il ragazzino subisce senza protestare, i suoi compiti sono assurdi come lo sono gli ordini del vecchio che esige precisione e perfezione assoluta! 
Giona tace, accetta senza fiatare tutte le umiliazioni ma un giorno la punizione è troppo grande e il ragazzino decide di scappare.
Questo gesto di ribellione determinerà la sua inesorabile caduta nell’oscurità, il riaffiorare di ricordi perduti, sensazioni, emozioni, immagini lampeggianti e apparizioni stravolgenti.
Ma qual è la verità?
Chi è veramente Giona?  E il nonno? 
Questo romanzo ci conduce nel vortice oscuro della follia, tra le sue pagine sprofondiamo in un mondo malsano, ambiguo e angoscioso.
Giona vive in questo paesino che sembra uscito da un incubo: le case diroccate, le strade labirintiche che portano sempre verso la casa del nonno, i segreti e i misteri, la montagna che incombe spietata e
fredda, il gelo che entra nelle ossa e la nebbia che avvolge ogni cosa.
Non si può scappare! Non si può fuggire nel bosco! Il paese non te lo permetterà e il lettore sente questa forza oscura, inesorabile e crudele che pesa in ogni pagina riempiendo l’animo di oscurità e sconforto.
Giona vaga per le case, nelle viuzze avviluppate dal buio della notte e sembra preda di allucinazioni, perduto nel suo delirio interiore, si alternano dialoghi con i compaesani che appaiono come maschere grottesche e piene di terrore, a momenti di vera e propria follia: ricordi passati della madre malata, del padre indifferente, della scuola, lampi di luce in un baratro di oscurità, violenti, improvvisi e apparentemente senza senso.
L’autore ci conduce nell’inverno di Giona con grande maestria, semina indizi lungo tutta la strada, dettagli marginali ma importanti, istanti dove si scorge una verità più violenta e crudele della montagna stessa.
Il finale, per me prevedibile, fa luce sull’intera vicenda, ogni cosa acquista un significato più ampio e i dubbi del lettore vengono dissipati.
Consiglio sicuramente questa lettura perché è particolare, intensa e scritta con una capacità immaginifica e un’eleganza unica, lo stile dell’autore è qualcosa d’incredibile: fluido, poetico e intenso. Allo stesso tempo devo ammettere che la storia mi ha lasciato molto amareggiata, le emozioni che scaturiscono dalle pagine sono oscure e inquietanti, non amo i libri che provocano tali turbamenti nel mio animo, proprio per questo la lettura è stata lenta, mi fermavo spesso anche per qualche giorno, avevo bisogno di staccare e immergermi in qualcosa di meno intenso.
Una lettura per coraggiosi, un libro che sa come catturare l’attenzione del lettore e tenerlo legato a se fino alla fine.

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