Cosa mi ha attirato di questo libro?
Innanzitutto la cover!
Non so voi ma mi ha catturata, una cowgirl
in primo piano e un sole rosso dietro le spalle, sullo sfondo le montagne.
Poi prendi in mano il libro e scopri che
parla delle tue montagne, quelle Venete, quelle della bellissima Valsugana meta
di numerose vacanze a meno di un ora di viaggio da casa.
Come potevo non leggere L'anima della frontiera?
La famiglia De Boer vive a Nevada, sembra
un nome americano ma non lo è, perché si tratta di una zona boscosa nell’alta
val Brenta.
Proprio qui, a cavallo tra il 1800 e il
1900, era coltivato un tabacco pregiatissimo: il Nostrano del Brenta.
Le foglie essiccate venivano vendute alla
corona ma, il compenso per il duro lavoro non era sufficiente al mantenimento
delle famiglie che con tanta fatica coltivavano queste piante.
Per questo motivo sempre più uomini
decidevano di darsi al contrabbando, nascondevano parte della produzione senza
dare nell’occhio e affrontavano il viaggio per superare la frontiera tra Italia
e Austria.
Un cammino pericolo sia per la natura
selvaggia che per i controlli reali e delle guardie di confine.
Augusto De Boer, compie questo viaggio
ormai da molti anni, è un uomo taciturno e instancabile, ama la sua famiglia e
sa ascoltare la voce della natura che lo circonda.
Senza esitazione, tutti gli autunni,
Augusto lascia la moglie Agnese e i suoi tre figli: Jole, Antonia e il piccolo
Sergio, parte per il confine con l’Austria, il
guadagno che riuscirà a ottenere aiuterà la sua famiglia a sopravvivere al lungo inverno.
guadagno che riuscirà a ottenere aiuterà la sua famiglia a sopravvivere al lungo inverno.
La vita non era per niente facile in quegli
anni e i contadini più temerari si trasformavano in contrabbandieri e partivano
per la frontiera, era un viaggio di circa una settimana, faticoso e pieno di
pericoli ma ne valeva la pena.
Gli anni passano e, finalmente Augusto
decide che è arrivato il momento di farsi accompagnare dalla figlia Jole, la
ragazza è intimorita ma scalpita dal desiderio di uscire dalla valle che la
circonda e vedere cose nuove.
I due si mettono in cammino, Augusto
insegnerà alla figlia il percorso migliore e le conoscenze necessarie per
evitare le guardie e sopravvivere alla natura che li circonda.
Purtroppo l’anno successivo il capofamiglia
non farà più ritorno e, dopo qualche anno, Jole decide di affrontare la
frontiera da sola.
La sua famiglia sta patendo i morsi della
fame, Jole è la primogenita e ha ricevuto in eredità le conoscenze del padre,
piena di coraggio parte per il suo primo viaggio da contrabbandiera.
L’anima della
Frontiera
è un romanzo che nasconde molti
elementi, parla di viaggio e di crescita personale, di natura e di rispetto, di
progresso che avanza e di tradizioni ma anche di confini e dell’animo umano.
Jole partirà bambina e tornerà donna,
scoprirà di essere forte e in grado di cavarsela da sola, imparerà che la
natura può essere meravigliosa ma anche crudele e insidiosa, scoprirà la
crudeltà dell’uomo, la mancanza di scrupoli, l’avarizia e la violenza.
Matteo
Righetto ci ammalia con descrizioni dettagliate delle montagne e dei boschi, il
suo stile è asciutto, pulito ma meravigliosamente evocativo, grazie alle parole
scelte dall’autore il lettore riesce ad immergersi nella natura che circonda
Jole, viaggiamo con lei e
sprofondiamo nel verde del bosco, nella luce del mattino, nei suoni e nei profumi che la circondano.
sprofondiamo nel verde del bosco, nella luce del mattino, nei suoni e nei profumi che la circondano.
Ho
apprezzato moltissimo le numerose conoscenze che Righetto inserisce in questo
romanzo:
la lavorazione del tabacco a fine 800, una realtà a me completamente
sconosciuta, lo stesso vale per l’arrivo della ferrovia e per la posizione del
confine austriaco così vicino a noi.
Sembra
un mondo lontano quello che conosciamo grazie a questo libro, abbiamo l’impressione
di trovarci in una specie di far west, l’atmosfera è proprio quella dei vecchi
film di John Wayne, in realtà stiamo
parlando delle nostre montagne, di luoghi conosciuti e assolutamente sicuri per
noi ma chissà cosa potrebbero raccontarci i nostri nonni.
Se mi fermo a pensare ai racconti di mio
nonno Francesco ho la sensazione di trovarmi tra le pagine del libro di
Righetto: la bellissima Lessinia era una terra selvaggia, si viaggiava solo a
piedi o a cavallo, c’erano lupi e altri animali pericolosi, poche case e poche
strade; vivere a quei tempi non dev’essere stato facile.
Quante
riflessioni ha portato con sé questa lettura, quanti insegnamenti.
Un
romanzo unico, aspetto con ansia i seguiti!
Valutazione
AUTORE: Matteo Righetto
(Padova, 29 giugno 1972) è uno scrittore italiano.
Opinionista culturale de Il Foglio.
Studioso di Literary Ecology ed Ecocriticism.
I suoi romanzi sono pubblicati in tutto il
mondo e tradotti in diverse lingue.
Nel 2001 si è laureato in lettere moderne
(filologia italiana) presso l'Università di Padova. Nel 2006 ha conseguito
l'abilitazione all'insegnamento di lingua e letteratura italiana presso
l'Università Ca' Foscari di Venezia.
Con il suo romanzo d'esordio Savana Padana (maggio 2009), ha ottenuto
critiche molto positive. Nel 2011 ha pubblicato il suo secondo romanzo Bacchiglione Blues, edito in Italia da
Perdisa Pop. Nel 2012 ha ripubblicato per TEA il romanzo Savana Padana, godendo
di un nuovo, ottimo successo di critica.
Ancora nel 2012 Righetto ha pubblicato
negli Stati Uniti d'America il racconto
Cloudy Water (Akashic Books, New York), short story segnalata agli Edgar's Awards.
Cloudy Water (Akashic Books, New York), short story segnalata agli Edgar's Awards.
Con l'intenzione di cimentarsi
nell'esplorazione di altri generi narrativi, nel 2013 Righetto ha scritto La pelle dell'orso, un "western
letterario" che è anche romanzo d'avventura, di montagna e di formazione,
pubblicato da Guanda. Dal romanzo è stato tratto l'omonimo film prodotto da
Jole Film e Rai Cinema (candidato ai David di Donatello 2017 e vincitore del
concorso Annecy Cinéma Italien 2016) per la regia di Marco Segato, interpretato
da Marco Paolini. Il libro si è aggiudicato La Coppa dei Lettori 2014, concorso
popolare organizzato da Finzioni Magazine e Linkiesta.
Nel 2013 Righetto ha pubblicato, sempre per
Guanda, il racconto Ultimo giro di
giostra, inserito nell'antologia Il momento
del distacco.
Nel 2014 il Gruppo Italiano Scrittori di
Montagna gli ha conferito il titolo di "Accademico".
Nel gennaio 2016 ha pubblicato da TEA il
romanzo Apri gli occhi (vincitore Premio Cortina d'Ampezzo 2016 / menzione
d'onore della giuria del Premio Campiello 2016 / menzione speciale della giuria
al Premio Mario Rigoni Stern 2016)
Nel gennaio 2017 ha pubblicato da TEA il
romanzo Dove porta la neve.
In occasione della XX edizione del
CinemAmbiente Festival di Torino, gli è stato conferito il premio "Le
Ghiande" 2017 per essersi sempre distinto con una scrittura costantemente
rivolta a uno sguardo sull’azione del paesaggio e dell'ambiente nella vita dei
protagonisti delle sue storie.
Nel giugno 2017 ha pubblicato da Mondadori
il romanzo L'anima della frontiera
(primo volume di una trilogia) accolto come un vero e proprio caso editoriale
internazionale. l diritti di traduzione del libro infatti, prima ancora di
uscire in Italia, sono stati ceduti in più di dieci Paesi del mondo, tra cui:
Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Germania, Olanda.
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