Buongiorno
cari amici, oggi post di approfondimento dedicato al mondo dei libri.
Questa
idea mi frulla per la testa da un po’ e dopo molti ripensamenti ho finalmente
deciso di sedermi davanti al pc per parlare con voi delle mie dimore letterarie
preferite!
Da
sempre ho una gran passione per le case librose, adoro le descrizioni degli
ambienti, i dettagli delle stanze, l’atmosfera che trasmettono e l’aria che si
respira, sono convinta che una buona ambientazione possa fare la differenza e
che, a volte, il luogo in cui avvengono i vari avvenimenti determini la
bellezza del romanzo.
Ho
quindi fatto una lista delle dimore che mi hanno maggiormente colpita dei miei
anni da lettrice, un mix di case magiche, case infestate e dimore antiche.
Il diario di Hellen Rimbauer
Questo
romanzo, decisamente vecchiotto, racconta sotto forma di diario la vita di
Hellen a Rose Red, una casa enorme piena di stanze, stanzini, corridoi, in
continuo mutamento, sempre alla ricerca di persone di cui nutrirsi.
Proprio
così, la villa che il marito di Hellen fa costruire per la loro vita insieme, è
una casa maledetta!
L’atmosfera
di ansia, inquietudine e disagio è palpabile, Hellen si sente osservata, spiata
mentre beve il thè in giardino o mentre cammina per i corridoi, a poco a poco
iniziano a sparire le persone, prima un’amica venuta in visita, poi una
cameriera e, dopo ogni sparizione, la casa si espande, cambia, le pareti si
spostano e appare una nuova stanza, un nuovo stanzino segreto.
Forse
la casa è infestata, si sospetta sia stata costruita su un antico cimitero
indiano che ora da potere alla dimora, non si sa perché ma è viva e ha sempre
bisogno di nutrirsi.
Se
amate le storie di case maledette questo è il libro che fa per voi!
Una
casa infestata, un bosco misterioso, due gemelle ambigue e potenti, questi sono
gli elementi che mi hanno fatta innamorare di questo romanzo!
Al
primo posto, ovviamente, la casa infestata!
Villa
Soledad è una dimora inquietante, costruita a strapiombo su una scogliera che si
affaccia sul tempestoso Mar Cantambrico e circondata da un bosco fitto e
oscuro.
Sembra
viva, attenta, sempre pronta a rispondere al potere delle due gemelle,
ascoltatrice e custode di segreti inconfessabili.
La
villa possiede una personalità propria, camminando nei giardini, nei corridoi,
nelle stanze ricoperte di polvere e misteri, si ha la sensazione che la casa
respiri e sia in attesa di qualcosa.
Amo
questo romanzo, l’ho amato la prima volta che l’ho letto e ancor di più quando
lo rilessi qualche anno fa, è un libro che parla di memoria, di ricordi e di
svolte, un libro evocativo che sa catturare il lettore con immagini forti e
sensazioni intense.
Anche
qui la casa secolare è lo scenario perfetto per il dipanarsi delle vicende
delle donne della famiglia Lϋnshen,
una dimora avvolta dal ricco fogliame dei frutteti, un giardino incantato,
pieno di ribes bianchi, non-ti-scordar-di-me e un vecchio albero di melo sotto
le cui fronde si sono susseguiti amori, passioni, tradimenti e segreti.
Si
sente il profumo dell’estate, della marmellata di mele, di terra umida e panni
stesi al sole, le stanze sanno di polvere, di foto ingiallite, vestiti
dimenticati negli armadi, pietra e fiori.
Tutto
evoca il passato, ricordi mai dimenticati, segreti che aspettano solo di essere
rivelati.
Leggetelo!
Credo
che la storia di questo romanzo la conoscano un po’ tutti, complice la serie tv
che ha tanto spopolato i mesi scorsi, si tratta di un libro con protagonista
una strega molto potente ma, noi stiamo parlando di case librose e come non
citare la dimora delle streghe Bishop?
Un
grande casa coloniale, antica e polverosa, circondata da boschi e frutteti,
profumata di mele, spezie, erbe essiccate, libri antichi e inchiostro, una casa
viva, magica e partecipe delle vicende della famiglia.
Una
dimora che si muove, crea nuove stanze ricche di tutto ciò che occorre quando
sente che sta arrivando qualcuno, prevede eventi, scricchiola e ulula quando
non è d’accordo, fa apparire oggetti perduti e dimenticati, custodisce segreti
e ricordi.
La
degna dimora di una stirpe di streghe!
Sono
convinta che Tolkien sia il più grande scrittore di tutti i tempi e il più
grande creatore di ambienti meravigliosi.
Ora
basti pensare a Gran Burrone, Lorien, Moria, Edoras, Minas Tirith ma
soprattutto alle case degli Hobbit! Oh come sono belle!
“In
un buco nella terra viveva uno hobbit.
Non
era un buco brutto, sudicio e umido, pieno di vermi e intriso di puzza, e
nemmeno un buco spoglio, arido e secco, senza niente su cui sedersi né da
mangiare: era un buco-hobbit, vale a dire comodo.
Aveva una porta perfettamente rotonda come un oblò, dipinta di verde, con un lucido pomello d'ottone proprio nel mezzo. La porta si apriva su un ingresso a forma di tubo, come un tunnel: un tunnel molto confortevole, senza fumo, con pareti foderate di legno e pavimento di piastrelle ricoperto di tappeti, fornito di sedie lucidate, e di un gran numero di attaccapanni per cappelli e cappotti: lo hobbit amava molto ricevere visite. Il tunnel si snodava, inoltrandosi profondamente anche se non in linea retta nel fianco della collina (o meglio la Collina, come era chiamata da tutta la gente per molte miglia all'intorno) e molte porticine rotonde si aprivano su di esso, prima da una parte e poi dall'altra. Niente piani superiori per lo hobbit: le camere da letto, i bagni, le cantine, le dispense (molto numerose), i guardaroba (c'erano camere intere destinate ai vestiti), le cucine, le sale da pranzo, erano tutte sullo stesso piano, anzi sullo stesso corridoio. Le camere migliori erano tutte sul lato sinistro (entrando), perché erano le sole ad avere finestre: finestre rotonde profondamente incassate che davano sul giardino e sui campi dietro di esso, lentamente degradanti verso il fiume."
Aveva una porta perfettamente rotonda come un oblò, dipinta di verde, con un lucido pomello d'ottone proprio nel mezzo. La porta si apriva su un ingresso a forma di tubo, come un tunnel: un tunnel molto confortevole, senza fumo, con pareti foderate di legno e pavimento di piastrelle ricoperto di tappeti, fornito di sedie lucidate, e di un gran numero di attaccapanni per cappelli e cappotti: lo hobbit amava molto ricevere visite. Il tunnel si snodava, inoltrandosi profondamente anche se non in linea retta nel fianco della collina (o meglio la Collina, come era chiamata da tutta la gente per molte miglia all'intorno) e molte porticine rotonde si aprivano su di esso, prima da una parte e poi dall'altra. Niente piani superiori per lo hobbit: le camere da letto, i bagni, le cantine, le dispense (molto numerose), i guardaroba (c'erano camere intere destinate ai vestiti), le cucine, le sale da pranzo, erano tutte sullo stesso piano, anzi sullo stesso corridoio. Le camere migliori erano tutte sul lato sinistro (entrando), perché erano le sole ad avere finestre: finestre rotonde profondamente incassate che davano sul giardino e sui campi dietro di esso, lentamente degradanti verso il fiume."
E
con l’incipit di Lo Hobbit si
conclude la piccola liste delle dimore librose che amo di più, non esitate a scrivermi
le vostre, sarei felicissima di trovare altri luoghi suggestivi in cui
rifugiarmi!
Ciao! Cinque posti indubbiamente affascinanti, ma quello che mi attira di più è la casa degli Hobbit!
RispondiEliminaSì, bellissima!
EliminaLe ambientazioni de Il sapore dei semi di mela e quelle di Tolkien sono quelle che mi piacciono di più *-*
RispondiEliminaOltre a Fairy Oak e a quelle di Tolkien che ti ho scritto su Ig, mi viene in mente adesso la casa di nonno Misha col suo bellissimo laboratorio segreto... Il libro è Nina la bambina della sesta luna :)
Fairy Oak devo assolutamente recuperarlo, mi sembra una bellissima serie!
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