Buongiorno lettori, con la recensione di
oggi ci inoltriamo nuovamente nella letteratura nordica, Isola è
il romanzo d’esordio di un’autrice originaria delle Isole Faroe, un arcipelago
le cui isolette rocciose sono sparpagliate in un lembo di oceano tra la Scozia,
l’Islanda e la Norvegia.
Un luogo selvaggio, impervio e carico di
fascino, in cui la realtà si mescola a miti, leggende e magia popolare.
Mi aspettavo molto da questo libro, forse
sono rimasta così abbagliata dalla splendida copertina da non vedere oltre o
forse, ho proprio preso una cantonata, sta di fatto che il romanzo non mi è
piaciuto e, arrivare alla fine, è stata un impresa assai ardua.
Titolo: Isola § Autrice: Siri Ranva Hjelm Jacobsen § Pagine: 256
Casa editrice: Iperborea § Genere:
Narrativa
Una giovane ragazza danese ha nostalgia di
un’isola verde e impervia battuta dai venti del Nord, un’isola delle Faroe dove
non ha mai vissuto ma che ha sempre sentito chiamare «casa», perché da lì
emigrò la sua famiglia negli anni Trenta. Comincia così, dall’urgenza di
riappropriarsi delle sue origini e di una cultura che ha ereditato ma non le
appartiene, il suo viaggio di ritorno a Suðuroy, da cui nonno Fritz, pescatore
dell’Artico, partì alla ricerca di un destino migliore, e nonna Marita,
sognatrice irrequieta, fuggì verso il mondo e la modernità.
Un viaggio nella storia di una famiglia e
di questo piccolo arcipelago sperduto nell’Atlantico, che è stato coinvolto nel
secondo conflitto mondiale e nella guerra fredda e che ha lottato fieramente per
una sua autonomia dalla Danimarca. Un viaggio nella memoria e nel mito che
perdura in queste terre sospese nel tempo, tra le asprezze di una natura
primigenia, dove ogni racconto di vita si colora di leggenda, dall’amore
segreto tra Marita e Ragnar il Rosso, falegname filosofo e ribelle che chiama i
gabbiani «i proletari del mare», alla roccia incantata nel giardino di zia
Beate, che attira sciagure su chi prova a rimuoverla.
La nostra protagonista (di cui non è dato
sapere il nome) è metà danese e metà faroese, dopo la morte dei nonni, abba Fritz e omma Marita, la giovane decide di intraprendere un viaggio verso le
isole Faroe per scavare nel passato della famiglia.
Il
viaggio diventa un mezzo per scoprire se stessa e cercare una dimensione
stabile in cui vivere.
La protagonista, infatti, sente di non avere una vera e propria casa, oscilla tra due mondi completamente diversi e incompatibili, le sue radici affondano sulla terra ferma o su un’isola?
La protagonista, infatti, sente di non avere una vera e propria casa, oscilla tra due mondi completamente diversi e incompatibili, le sue radici affondano sulla terra ferma o su un’isola?
Il nonno parlava spesso delle isole
galleggianti che secondo le leggende “vagavano
senza pace, senza un posto stabile” e, proprio in questa descrizione,
riconosciamo la giovane donna che non sapendo nulla della sua origine faroese di sente incompleta, senza radici, galleggiante come le isole.
riconosciamo la giovane donna che non sapendo nulla della sua origine faroese di sente incompleta, senza radici, galleggiante come le isole.
Alle pagine dedicate al presente si
mescolano quelle del passato, pian piano emerge la storia di Fritz e Marita,
che, sul finire degli anni Trenta emigrano in Danimarca per inseguire i propri
sogni.
La storia dei due nonni fa scaturire
emozioni completamente diverse: da un lato abbiamo Fritz che innamorato
follemente di Marita metterà da parte il proprio desiderio di rientrare alle
isole Faroe come tecnico elettricista e rimarrà in Danimarca, soffrendo per
sempre di nostalgia.
Dall’altro abbiamo Marita che, forte e
determinata, rinnegherà le sue origini fino alla fine dei suoi giorni.
Gli
eventi passati e presenti si mescolano in modo disordinato, i ricordi e i momenti
s’intrecciano in una matassa confusionaria, dove il prima e il dopo non
esistono.
Gli
episodi non sono narrati in ordine cronologico ma senza una logica e questo
crea una sensazione di grande estraniamento, a lungo andare diventa veramente
frustrante fare mente locale e recuperare i personaggi e le situazioni.
Il libro
manifesta a pieno lo stato d’animo così instabile della protagonista: un
viaggio privo di una vera metà, senza capo né coda, confusionario e incorporeo.
Purtroppo tutto ciò ha creato parecchi intoppi
nella mia lettura, infatti, all’inizio, non capivo di cosa si stava parlando.
La
mancanza del nome della ragazza ha un grande valore simbolico,
dimostra come la protagonista sia smarrita e si senta priva di una propria identità ma, per la narrazione è un vero problema perché ho dovuto rileggere le prime cinquanta pagine due volte prima di capire chi era chi e chi faceva cosa.
dimostra come la protagonista sia smarrita e si senta priva di una propria identità ma, per la narrazione è un vero problema perché ho dovuto rileggere le prime cinquanta pagine due volte prima di capire chi era chi e chi faceva cosa.
Inoltre
la vita dei nonni è raccontata in modo spiccio, pochi fatti slegati tra loro e
poco approfonditi,
gli eventi storici di grande valore come la Seconda Guerra Mondiale sono appena
accennati e, gli stessi aneddoti della famiglia di Fritz, risultano sospesi nel nulla e inconsistenti.
Tutto
ciò è un vero peccato perché la storia e l’ambientazione potevano dar vita a un
romanzo perfetto.
La
stessa scrittura dell’autrice, così evocativa e poetica, risulta maledettamente
interessante e piacevole, le isole Faroe risplendono nella visione mitica e
magica che ci regala la Jacobsen.
Purtroppo
non è abbastanza!
Il
libro con la sua struttura così disordinata non mi ha fatto appassionare alla
storia, non mi ha permesso di empatizzare con i personaggi che rimangono
lontani e incorporei.
Credo proprio di essere stata abbindolata dalla
splendida copertina!
Valutazione
CONOSCI
L'AUTRICE
Siri Ranva Hjelm Jacobsen (1980) Cresciuta
in Danimarca da una famiglia originaria delle isole Faroe, dopo gli studi
umanistici si dedica alla scrittura e collabora con diversi quotidiani e riviste.
Con il suo primo romanzo, Isola, ispirato alla sua storia personale, si impone
subito all’attenzione di pubblico e critica per l’originalità della sua voce
poetica, tanto da essere affiancata ai grandi cantori del Nord, William
Heinesen, Einar Már Guðmundsson, Jon Fosse e Jón Kalman Stefánsson.
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